Lo sviluppo personale e cognitivo degli adolescenti rispetto all’educazione affettiva e sessuale riempi sempre di più la cronaca odierna ed è diventato negli ultimi anni un argomento preponderante tra i giovani. Allo Young International Forum il tema è stato affrontato in un appuntamento con gli studenti grazie all’esperienza di Marilena Iasevoli, psicoterapeuta e sessuologa, Cristina Costarelli, presidete dell’I.T.I.S “G. Galilei” di Roma e presidente dell’Anp Lazio e il prof. Gianluca Ficca, psichiatra e prof. ordinario di Psicologia Generale all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
“L’educazione sessuale nelle scuole è un tema molto delicato, che porta con sé tutta la questione sull’educazione affettiva e la comunicazione tra le persone. I ragazzi sentono il bisogno di dover parlare di queste questioni che non avvengono spesso a scuola, per una questione di gestione degli spazi, e altrettanto in famiglia – afferma Gianluca Ficca, psichiatra e prof. ordinario di Psicologia Generale all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” -. Uno dei temi è questa difficoltà di coinvolgere le famiglie in questi processi educativi su questi temi e contemporaneamente utilizzare incontri come quelli odierni per discuterne tra più parti: specialisti, docenti, ragazzi e magari in futuro anche con le famiglie”.
“Dobbiamo cercare di lavorare a scuola con i ragazzi ma anche loro devono lavorare con i propri genitori per dirgli che questo argomento non è un pericolo. Non basta, inoltre, inserire a scuola questo argomento se non abbiamo personale formato perché il docente non si inventa dall’oggi al domani esperto che affrontare questi argomenti”, afferma Cristina Costarelli, presidete dell’I.T.I.S “G. Galilei” di Roma e presidente dell’Anp Lazio.
“Oggi abbiamo molte criticità rispetto ad esempio al cyberbullismo, ai commenti sui social che sono mancanti di empatia, e tutti questi aspetti hanno a che fare con la relazione e l’impossibilità di lavorare su questo aspetto relazionale, che poi è una criticità della nostra epoca – afferma Marilena Iasevoli, psicoterapeuta e sessuologa -. La scuola potrebbe essere un contenitore per parlare di questi problemi ma anche di benessere e promozione della salute, quindi senza arrivare necessariamente al problema ma magari prevenirlo. In questo purtroppo subentrano alcune difficoltà: un poì i genitori hanno qualche remora perché non conoscono bene cosa significa fare educazione sessuale che include moltissimi aspetti, e anche le istituzioni che dovrebbero prendere in carica questo aspetto fondamentale per la persona e non creare un buco legislativo. Questo poi demanda alle singole scuole decidere se fare un intervento oppure no”.
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