Gli USA rifiutano gli studenti stranieri, cinesi i più a rischio

Nell’America di Trump “che vuole tornare grande ancora”, ormai la guerra commerciale con il “Dragone” ha toccato anche il mondo universitario. La Casa Bianca, infatti, ha avviato iniziative per limitare l’ingresso di studenti, specializzandi e ricercatori stranieri. I cinesi, in particolare, sono quelli che fanno fatica più di tutti a studiare negli Usa, accusati di rubare i segreti della proprietà intellettuale americana.

La nuova policy dell’amministrazione è quella di ridurre la durata dei visti per motivi di studio, finora concessi per 5 anni, solo per un anno. Il piano si chiama Student visa integrity: protecting educational opportunity and national security. L’America first di Trump traslata alle accademie. Cosa, questa, che ha complicato non poco la vita dei migliaia di ricercatori stranieri, non solo cinesi, che intraprendono un percorso di studio pluriennale. Molti non si vedono rinnovati i visti e a fine anno sono costretti a uscire dagli Stati Uniti, facendo un passaggio in Canada, per poi rientrare con un visto turistico in attesa del rinnovo. Rinnovo che è diventato sempre più complesso da ottenere. I visti di un anno vengono applicati ai ricercatori di aviazione, robotica, e ingegneria meccanica, ai programmi di specializzazione di matematica, scienze, tecnologia e medicina. Il motivo ufficiale è la “sicurezza nazionale” in cui può rientrare qualsiasi cosa.

Lo scorso 20 agosto nove studenti cinese della Arizona State University che dopo le vacanze estiva tornavano negli Stati Uniti per ricominciare l’anno accademico due giorni dopo, il 22 agosto, sono stati arrestati all’aeroporto di Los Angeles, e rispediti in Cina. Non sono servite le proteste del rettore dell’Università dell’Arizona contro l’arresto dei nove studenti che avevano un regolare visto per motivi di studio in corso di validità.

Un portavoce dell’Ufficio per le dogane e la protezione dei confini in una nota ha dichiarato che ci sono secondo la normativa americana più di 60 motivi per i quali uno straniero può essere dichiarato “inammissibile” al momento del suo ingresso nel Paese, nonostante il visto. I motivi possono essere vari: problemi sanitari, criminalità, violazioni dell’immigrazione e, appunto, le ragioni di sicurezza nazionale. L’Us Customs and Border Protection nella nota ha precisato che l’ingresso ai nove studenti cinesi è stato rifiutato per le informazioni scoperte durante i controlli doganali”, senza però precisare quali siano queste ragioni.

Quello dei nove studenti cinesi non è l’unico caso. Il 23 agosto uno studente palestinese iscritto ad Harvard è stato fermato al suo arrivo al Logan International Airport di Boston, in Massachusetts. Lo studente ha raccontato che le autorità dell’immigrazione gli hanno fatto domande sulle sue amicizie sui social media e sulla sua religione.

Dopo tre giorni lo studente è stato rilasciato in tempo per iniziare i corsi del nuovo anno accademico, “dopo aver superato tutti gli esami di inammissibilità”, ha fatto sapere il portavoce dell’Ufficio doganale. Nella lettera di benvenuto per il nuovo anno accademico il rettore Lawrence Bacow si è lamentato per gli ostacoli crescenti da parte dell’immigrazione per gli studenti stranieri e gli immigranti che cercano di entrare negli Stati Uniti. “Diversi studenti e ricercatori stranieri che desiderano trasferirsi qui nel nostro campus si trovano oggetto di controlli e sospetti in nome della sicurezza nazionale, e stanno riconsiderando l’idea di unirsi alla nostra comunità di fronte alle interruzioni e ai ritardi nell’ottenimento dei visti”, ha scritto nella lettera.

Le università californiane si trovano ad affrontare anche restrizioni alle collaborazioni scientifiche con ricercatori o società cinesi. I nove studenti cinesi rispediti a casa rappresentano una piccola frazione dei 13mila studenti internazionali della California, di cui 3.400 arrivano dalla Cina.

Nelle università americane diminuiscono gli studenti internazionali per i paletti messi dall’amministrazione Trump nella concessione dei visti. Negli ultimi due anni si parla di un calo del 10% dei nuovi iscritti negli atenei Usa che dipendono in gran parte dagli studenti cinesi e indiani. Con perdite per l’economia americana di 5,5 miliardi di dollari, secondo le stime della National Association of Foreign Student Advisers (Nafsa).

Alcune università per coprire le perdite dal rischio di calo delle rette degli studenti stranieri hanno stipulato delle polizze assicurative milionarie. Due facoltà dell’University dell’Illinois, il Gies College of Business e il College of Engineering hanno stipulato una polizza assicurativa da 60 milioni di dollari dell’Usi Insurance Services. La polizza paga le due facoltà se subiscono un calo delle entrate per le rette dagli studenti stranieri di almeno il 18,5% cento, anno su anno, a causa delle politiche del governo più restrittive per i visti o per motivi sanitari, come epidemie. “Abbiamo preso questa decisione perché ci siamo resi conto di avere una significativa esposizione con il mercato cinese e che un evento politico o di salute pubblica al di fuori del nostro controllo potrebbe portare a un declino degli studenti e delle entrate”, ha detto Jeffrey Brown, decano del Gies College of business.

A giugno il governo cinese ha avvisato studenti e accademici del rischio per chi decide di studiare negli Stati Uniti di vedersi rifiutare il visto. Un editorialista del Global Times parla di “misure discriminatorie degli Stati Uniti contro studenti e ricercatori cinesi”. Meno partenze dalla Cina per le università americane, mentre aumentano gli arrivi in Canada, Australia e Gran Bretagna. Nelle università britanniche in particolare sono aumentate del 30% le domande di ammissione da parte di studenti cinesi nell’ultimo anno accademico, rispetto all’anno prima. Anche le università canadesi hanno registrato un incremento del 15% di studenti internazionali.

 

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