Giulia Cecchettin, alla Sapienza una panchina rossa imbrattata di nero dal collettivo ‘Bruciamo tutto’

Il movimento ‘Bruciamo tutto’, nel giorno dell’anniversario del femminicidio, davanti alla sede di Lettere e Filosofia: impronte nere e bambole di pezza

Alle 9 attiviste e attivisti hanno portato una panchina rossa davanti all’ingresso principale della sede di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza di Roma. La panchina – simbolo della lotta alla violenza di genere – è stata poggiata davanti alla porta in modo da bloccarne l’accesso. Il gruppo poi ha urlato insieme e, stringendosi le mani, ha dato inizio all’azione. 

In Sapienza impronte nere e bambole di pezza

Le attiviste hanno prima spruzzato della tempera da bambini di color nero sulla panchina, srotolando lo striscione di Bruciamo Tutto per poi porre le mani macchiate di nero sul pavimento di ingresso, lasciando le proprie impronte e disponendo una serie di bambole di pezza a terra. 

Infine le attiviste, cartelli tra le mani, si sono unite al minuto di rumore chiamato da Non una di Meno. “Vogliamo essere libere, di camminare per strada senza paura, di amare senza essere uccise, la nostra è resistenza civile è l’università è uno dei luoghi in cui deve iniziare la lotta”, hanno spiegato da Bruciamo Tutto. L’azione si è svolta senza problemi o tensioni.

Il padre di Giulia: “Individuato il primo progetto della fondazione intitolata a mia figlia”

“Abbiamo lavorato in modo assiduo – ha detto il papà di Giulia ospite di ‘Che tempo che fa’ – e abbiamo creato la Fondazione Giulia Cecchettin che è stata costituita qualche settimana fa ufficialmente e che presenteremo a Montecitorio il 18 novembre. Presenteremo lì quelli che saranno i nostri progetti”.

“Io ho cercato di portare il bello di Giulia – ha spiegato – il suo modo di vedere la vita, amava vivere, era buona e altruista. E su questa linea vorremo continuare. Abbiamo individuato il primo progetto, che abbiamo inserito anche nello statuto, che è quello di fare formazione, vorremmo insegnare la bellezza dell’amore, che tradotto significa far capire agli studenti che amare è molto meglio che odiare, fare dei piani didattici che i membri del comitato tecnico, che sono tutti professori universitari, psicologi, pedagogisti, stanno elaborando e che porteremo nelle scuole. Vorremo fare un percorso che ha la velleità di portare ad avere un’ora di educazione all’affettività nelle scuole. Questo è il mio sogno”.

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