“La formazione finanziata deve diventare la fortuna dei formati e non dei formatori. Fino a settembre dello scorso anno non sapevamo quanti fossero gli enti di formazione accreditati dalle Regioni, quanti i corsi di formazione finanziati, né i posti per singolo corso a disposizione. Su questo tema credo che abbiamo fatto una operazione di grande trasparenza”. È quanto ha detto la ministra del Lavoro Marina Calderone parlando ieri alla platea del Forum Teha a Cernobbio nella terza giornata di lavori dedicata all’Agenda per l’Italia.
IeFp: numeri in crescita
“Il piano del Governo di puntare sulla formazione professionale ha vinto le resistenze delle famiglie italiane, le classi degli istituti tecnici sono piene e a cascata “è in riduzione il numero dei giovani che non studiano e non lavorano (i ‘neet’ Not in Education, Employment, or Training) e in aumento la componente femminile lavorativa, prendendo un ruolo attivo nel mondo del lavoro e della società” ha detto la ministra che ha poi incentrato il focus del suo intervento proprio sulla costruzione dei percorsi formativi. “Credo che debbano avere diretta corrispondenza con le esigenze del mondo delle imprese – ha aggiunto – Il nostro sforzo è stato far capire che non si tratta di una formazione di serie C ma un modo per i giovani di esprimere i propri talenti. I numeri parlano: la formazione professionale sta diventando un elemento importante, in un anno i ragazzi che frequentano l‘IeFP (istruzione e formazione professionale regionale) sono cresciuti del 157% e al sud del 340%, c’è un’inversione di tendenza”.
L’allarme di Valditara: “Pil a rischio”
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Nel 2027 non sarà possibile coprire per mancanza di un’offerta adeguata il 47% delle competenze e dei lavori ad alta specializzazione, con una perdita di 35 miliardi di euro di Pil – ha rivelato il ministro – Questo scenario è evidente che danneggia il nostro sistema produttivo. Quindi la sfida è collegare sempre di più la scuola al mondo del lavoro e delle imprese”.
Bernini: “Università non possono fare tutto da sole”
Per il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, “il problema delle competenze non è solo formale. Le università si stanno adattando con una certa celerità ma da sole non ce la farebbero, serve mettere insieme atenei, enti di ricerca e strutture private: bisogna fare ecosistema”. Sulle nuove sfide imposte dall’intelligenza artificiale poi secondo la Bernini “noi dobbiamo valorizzare tutto il nuovo, ma abbiamo nuove tecnologie straordinarie e straordinariamente sfidanti come la meccanica quantistica, le tecnologie quantistiche, il quantum computing che ancora non si applica all’impresa e che paradossalmente è più nostro dell’intelligenza artificiale – ha sottolineato il ministro – E su questi temi noi dobbiamo continuare a ricercare, ma ricercare in maniera creativa, con ricerca di base che diventa ricerca applicata e immediatamente si riflette sull’impresa. Questo è quello che noi stiamo cercando di fare, non dare soluzione di continuità ai diversi modelli formativi e alla ricerca. La ricerca deve essere immediatamente trasferita”.
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