“Evasiva sull’antisemitismo”, si dimette la presidente dell’Università di Pennsylvania

Liz Magill aveva risposto in modo evasivo davanti al Congresso sugli episodi di antisemitismo nel suo campus, scatenando una bufera bipartisan. Sotto accusa anche le rettrice di Harvard e Mit

    Il caso era esploso mercoledì scorso dopo un’audizione al Congresso delle presidenti di tre prestigiose università americane – Liz Magill della University of Pennsylvania, Claudine Gay di Harvard e Sally Kornbluth del Mit – sugli episodi di antisemitismo nei loro campus. E come prima conseguenza è arrivato l’annuncio delle dimissioni di Liz Magill. La rettrice dell’Università della Pennsylvania ha abbandonato l’incarico dopo le critiche bipartisan per le risposte vaghe e ambigue durante la sua testimonianza al Congresso in relazione alle proteste contro la guerra a Gaza tra gli studenti.

    È la prima “vittima” illustre dopo la bufera e le forti pressioni, piovute anche sulle presidenti di Harvard e Mit, all’indomani delle loro altrettanto “disastrose” deposizioni alla Camera sul tema. A nulla sono servite le precisazioni e le scuse del giorno successivo per frenare le condanne bipartisan, per ammorbidire l’ira di Israele e per evitare la fuga di alcuni ricchi donatori. Tutto questo nonostante ci sia stato chi ha sostenuto le loro posizioni invocando lo sforzo, per quanto goffo, di difendere il primo emendamento sulla libertà di espressione.

    I repubblicani contro i rettori delle università

    Le dimissioni di Magill arrivano dopo che un gruppo di 72 parlamentari repubblicani e di due democratici ha inviato una lettera ai board delle tre università per chiedere le dimissioni delle tre presidenti, definendo “l’esplosione dell’antisemitismo” nei campus universitari “un fallimento della leadership universitaria” e bollando le loro testimonianze come “ripugnanti”. Oltre una decina di esponenti del partito democratico, inoltre, ha firmato un’altra lettera per chiedere che “rivedano e aggiornino le loro politiche scolastiche per proteggere gli studenti ebrei”. Nei giorni scorsi la commissione educazione della Camera, a guida repubblicana, ha aperto un’indagine ed evocato la revoca o la restrizione dei fondi federali.

    Tutto ha avuto inizio dopo che la deputata repubblicana di New York Elise Stefanik aveva osservato che gli studenti avevano espresso il loro appoggio per l’Intifada: “Nel contesto del conflitto arabo-israeliano è una chiamata alla resistenza armata contro lo Stato di Israele, inclusa la violenza contro i civili e il genocidio degli ebrei…Invocare il genocidio degli ebrei viola o no le regole di condotta della Penn University?”. Magill aveva risposto: “Se le dichiarazioni si trasformano in condotta, può essere un abuso”. Stefanik aveva insistito: “Sto chiedendo se invocare il genocidio degli ebrei costituisca abuso”. Magill: “Se è diretto, grave e pervasivo, è abuso”. Stefanik l’aveva poi incalzata: “Quindi la risposta è sì”. “Dipende dal contesto, deputata”, aveva precisato Magill. E Stefanik aveva esclamato: “È questa la sua testimonianza oggi? Invocare il genocidio degli ebrei dipende dal contesto?”. Poche ore dopo, le petizioni per le dimissioni e pochi giorni dopo la decisione di Magill di abbandonare l’incarico.

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