Ricercatori italiani contro il cancro La mappa genetica piu’ completa mai disegnata finora del glioblastoma multiforme, la forma piu’ diffusa e aggressiva di cancro al cervello, e’ il nuovo gol ‘di coppia’ segnato da Antonio Iavarone e Anna Lasorella, cervelli italiani in prima linea nella lotta ai tumori, emigrati negli Usa nel 1999 dopo avere denunciato un caso di nepotismo ai loro danni. La scoperta, che potrebbe portare gia’ da subito a terapie personalizzate per quasi un paziente su 7, e’ pubblicata su ‘Nature Genetics’ ed e’ stata condotta a New York nel laboratorio del Columbia University Medical Center dove i due ricercatori lavorano insieme. Le analisi del loro team hanno permesso di identificare 15 geni coinvolti nel glioblastoma gia’ messi in luce in ricerche precedenti, piu’ altri 18 nuovi geni ‘driver’ prima d’ora mai associati al cancro cerebrale.
“I tumori si affidano a questi geni driver per sopravvivere e svilupparsi – spiega Iavarone, professore di patologia e neurologia presso l’ateneo americano – Sono proprio loro, dunque, i migliori bersagli per un trattamento anticancro. Pensiamo che il nostro studio abbia identificato la grande maggioranza di questi geni ‘pilota'”, permettendo quindi di stilare “una lista dei target piu’ importanti per lo sviluppo di futuri farmaci contro il glioblastoma”, e di porre “le basi per una terapia personalizzata del tumore al cervello”.
“Questo studio, insieme a un’altra nostra ricerca dell’anno scorso – afferma Lasorella, professore associato di pediatria e patologia e biologia cellulare – mostra che circa il 15% dei glioblastomi sono ‘guidati’ da geni che potrebbero essere colpiti utilizzando farmaci gia’ approvati dalla Food and Drug Administration. Percio’ adesso non c’e’ ragione che questi pazienti non possano riceverli all’interno di trial clinici” ad hoc. “Tornare in patria? Potremmo pensarci solo se l’Italia decidesse di cambiare in maniera radicale la propria politica in materia di ricerca e universita'”, aveva affermato Iavarone in un’intervista rilasciata all’Adnkronos Salute, in occasione di uno dei successi che hanno reso i due scienziati nomi di punta della comunita’ scientifica internazionale. Per rilanciare la ricerca ‘made in Italy’, Iavarone sosteneva la necessita’ di “creare una serie di centri di ricerca di visibilita’ mondiale, con grossi sforzi economici e organizzativi.
Strutture che fin dall’inizio venissero popolate e gestite da scienziati, italiani e non, che si siano formati all’estero e abbiano competenze molto visibili e riconoscibili”. Cervelli davvero liberi e indipendenti, “che possano permettere all’Italia di competere per la prima volta nel mondo internazionale per la capacita’ di offrire delle opportunita’ serie agli scienziati di tutto il mondo”.