Dopo “la solitudine dei numeri primi” Giordano dedica ai giovani: “Il copro umano”

Il quasi trentenne torinese Paolo Giordano, Premio Strega e Campiello per l’opera prima La solitudine dei numeri primi, dedica il nuovo romanzo (Il corpo umano) alla sua generazione.

Nella difficoltà di raccontarla trova col deserto dell’Afghanistan “fertile” metafora per descriverne la precarietà trovandosi a narrare un romanzo fondamentalmente di guerra. «Da tanto tempo andavo incontro ad una storia che parlasse dei giovani della mia età, l’ho trovata nei militari in Afganistan perché anch’io potevo trovarmi al loro posto».

L’autore, la cui compagna di vita è la prima a leggere la prima stesura «perché trovo che lei incarni la totalità dei miei possibili lettori», si dichiara refrattario ai social network «non per ideologia ma per sensazione di non aver il tempo da dedicar loro», considerandoli strumento «di cui non sento il bisogno».

Dopo il dottorato in fisica ammette che sarà improbabile d’ora in avanti tornare un fisico praticante, ma nonostante la difficoltà ad occuparsene direttamente trova nel proprio bagaglio principale, che sono stati appunto i suoi studi scientifici, quell’istinto di indagare ed esplorare la realtà e che sempre lo accompagnerà, a muoverlo verso il successo editoriale.

 

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