Dopo i rettori aumentano anche gli stipendi dei direttori generali delle università, incrementi che in alcuni casi superano i 10mila euro all’anno. Nel complesso, la spesa per i compensi di questi alti funzionari passa da 9 milioni e 720mila euro a 10 milioni e 306mila euro, con un incremento pari al 6% a livello nazionale. Il tutto si traduce in un aggravio di 585.977 euro a carico dello Stato e di 810.875 euro per il sistema universitario nel suo insieme. Va però precisato che questo aumento non è legato alle richieste di aumenti stipendiali avanzate da molti rettori in questi anni e contro le quali si è schierata la stessa ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. L’incremento deriva, infatti, dall’adeguamento del contratto collettivo per il quadriennio 2024-2027. Tuttavia, la decisione ha provocato l’ira dei sindacati, che denunciano un trattamento privilegiato per i vertici degli atenei, mentre il resto del personale resta ancora con salari bloccati da anni.
Fonti del Mur: “Aumenti dovuti a vari fattori tra cui l’importo dell’FFO dello scorso anno”
Fonti ministeriali spiegano a Corriereuniv.it che la retribuzione dei direttori generali è determinata principalmente da quattro fattori: “L’importo del fondo di finanziamento ordinario dell’anno precedente, un elemento che contraddice la narrazione di un progressivo taglio ai fondi pubblici per gli atenei, il numero del personale di ruolo in servizio al 31 dicembre, il numero di studenti in corso e, infine, la presenza di un corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia o di strutture residenziali per studenti gestite direttamente dall’università”.
Da Bologna a Parma, fino a Firenze e Milano. Sono molte le università che hanno registrato un aumento negli stipendi dei direttori generali. Ecco alcuni degli incrementi più significativi registrati nelle università italiane, secondo i dati forniti dal ministero:
- Bologna: da 179.339,94 euro a 190.150,93. Aumento lordo annuo di 10.810.99
- Ferrara: da 147.000,00 a 155.861,47. Aumento lordo annuo di 8.861,47 euro
- Parma: da 166.599,94 a 176.642,93 euro. Aumento lordo annuo di 10.042,99
- Modena e Reggio-Emilia: da 158.760,03 a 168.330,42. Aumento lordo annuo di 9.570,39
- Università degli Studi di Firenze: da 176.399,99 euro a 187.033,75 euro. L’aumento è di 10.633,76 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Pisa: da 174.439,98 euro a 184.955,59 euro. L’aumento è di 10.515,61 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Siena: da 155.819,95 euro a 165.213,10 euro, l’aumento è di 9.393,15 euro lordi l’anno;
- Università per Stranieri di Siena: da 99.960,00 euro a 105.985,80 euro, l’aumento è di 6.025,80 euro lordi l’anno;
- Scuola normale superiore di Pisa: da 111.720 a 118.454 lordi. L’aumento è di 6.734 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Milano “Statale”: da 172.999,97 euro a 183.428,77 euro. L’aumento è di 10.428,80 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Milano “Bicocca”: da 156.800,15 euro a 166.252,39 euro. L’aumento è di 9.452,24 euro lordi l’anno;
- Politecnico di Milano: da 216.540,17 euro a 229.593,66 euro. L’aumento è di 13.053,49 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Bergamo: da 143.079,96 euro a 151.705,12 euro. L’aumento è di 8.625,16 euro lordi l’anno;
- Università degli Studi di Brescia: da 135.526,49 euro a 143.696,31 euro. L’aumento è di 8.169,82 euro lordi l’anno;
Flc Cgil: “Sconcertante aumento stipendi cda università”
“È sconcertante – dice la Flc Cgil – che, dopo anni di tagli alla spesa pubblica che hanno visto ridurre salari accessori e compensi tanto al personale docente quanto al personale tecnico-amministrativo, il primo e significativo intervento di segno opposto, finanziato peraltro con le economie e i risparmi sulle spese di funzionamento dell’ateneo, veda il cda autodeterminare l’aumento del proprio compenso, senza neanche l’avallo dell’organo politico”. Menre il sindacato Gilda scrive in una nota: “Vergognoso constatare che negli atenei, a quanto pare, a meritare un adeguamento dei compensi siano solo il rettore e il dirigente generale, a discapito del resto del personale e, in buona parte, dei lavoratori e delle lavoratrici del Comparto», commentano.
“Queste risorse non tengono conto del salario bloccato da otto anni cui vanno sommate le percentuali relative agli aumenti contrattuali, compresi quelli previsti per il Ccnl ormai scaduto il 31 dicembre 2024”, aggiungono. “Che siano scelte degli enti pubblici o del ministero l’aumento dei guadagni a carico di rettori e direttori generali, pone le basi di uno scontro con i sindacati che invece si battono per la tutela e per i diritti di chi realmente fa funzionare le Università”.
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