Cremona, studente bullizzato dai compagni: “Scuola non mi ha difeso”

Il ragazzo si è rivolto alla polizia postale dopo le vessazioni di due compagni filmate e postate sui social. La preside: «L’istituto ha agito»

“Forse mi è successo perché sono una vittima molto facile, perché mi lamentavo, ma non mi ribellavo”. Da una parte Marco, nome di fantasia, che cerca di comprendere il motivo delle crudeltà contro di lui, dall’altra i bulli della sua classe, un ragazzo e una ragazza, che aveva conosciuto lo scorso anno. All’inizio solo cattiverie: il quaderno che sparisce, il banco e la sedia imbrattati con l’amuchina durante la lezione, le prese in giro. E poi i social: un video postato su Instagram in cui lui, incerottato sul volto con il nastro adesivo mentre si allaccia una scarpa, perde l’equilibrio e cade.

“La scuola non ha attivato i protocolli”

I bulli ridevano, lui soffriva. E li ha denunciati alla polizia postale. Marco ha 15 anni, frequenta il secondo anno di un istituto di Cremona, è un ragazzino studioso, non ha grilli per la testa. “Mi sono sentito solo. La scuola non mi ha aiutato, come se fossi io nel torto. Non hanno attivato i protocolli“, la sua denuncia.

Quest’anno, i prepotenti se li è ritrovati ancora in classe. Solo dopo l’intervento di chi indaga, sono stati spostati in un’altra sezione. Ma i bulli non l’hanno presa bene. Sulla chat, uno dei due bulli ha scritto: “Vendicatemi, ammazzatelo“. In tre, quattro gli hanno dato corda. Marco ha pianto. Con i genitori e l’avvocato Simona Bozuffi, è tornato in questura. “Ogni giorno uno scherzo diverso — racconta Marco —. Ho parlato con i professori. Mi dicevano che non ci potevano fare niente. Quando ho scoperto il video, mi sono lamentato con gli insegnanti. Si sono arrabbiati, hanno fatto andare il ragazzo in vicepresidenza. L’unica risultato è stata una nota disciplinare, chiamare i loro genitori. Poi, nulla”.

Ai bulli un sei in condotta non spaventa

I bulli si sono presi sei in condotta, “ma si sono pure vantati”. In quei mesi, Marco ha cercato di parlare con la dirigenza: “Venivo evitato”. Ha cercato solidarietà tra i compagni: “Avevo tutta la classe contro. Mi insultavano per aver fatto la spia. I professori hanno deciso di fare un incontro di appena due ore con la referente del bullismo, ma non è servito a niente. Mi hanno proposto lo psicologo, una sola volta, perché era maggio e la scuola stava per finire”. Mamma e papà sono arrabbiati. “Non abbiamo trovato aiuto. I genitori dei due ragazzi non ci hanno chiesto scusa. Nostro figlio vuole solo essere rassicurato dalla scuola”. Marco i suoi bulli ora li incrocia in corridoio.

“La scuola ha agito, ha ascoltato e anche quest’anno ha attivato azioni a supporto — spiega la preside —. La scuola non può sottrarsi al suo compito educativo e formativo. I genitori hanno la responsabilità di accompagnare i loro figli. Deve esserci unità di intenti. La scuola sta monitorando come ha sempre fatto per cercare una atmosfera di serenità e di accompagnamento”.

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