Coronavirus, la corsa al vaccino tra accelerazioni e polemiche

La corsa al vaccino contro il virus Sars-Cov2 continua, tra accelerazioni e polemiche. L’Oms, però, mette un freno, prevedendo che programmi di vaccinazioni di massa contro il Coronavirus non potranno avere inizio prima della metà del 2021. Questa è infatti la stima della portavoce dell’agenzia Onu, Margaret Harris. Ma non è la strada seguita, per esempio, dagli Usa, dove Trump ha chiesto ai 50 governatori degli Stati americani di tenersi pronti per una distribuzione del vaccino già a partire dall’1 novembre.

Attualmente, secondo i dati del Milken Institute di Pasadena, sono almeno 210 i candidati vaccini in fase di sviluppo. Tra questi, almeno 30 sono in fase di test clinici, di cui almeno 6 sono quelli che sono arrivati allo step 3 di sperimentazioni. Tra questi vanno contati anche i vaccini sviluppati in Cina che, mentre sono stati autorizzati per un uso speciale nel Paese, continuano a essere sottoposti a sperimentazione all’estero, come per esempio negli Emirati Arabi Uniti

Negli Usa, il tycoon ha fatto sapere: ”Pensiamo che probabilmente avremo il vaccino contro il virus durante il mese di ottobre. Ho parlato con Pfizer che sta facendo grand progressi”. Ma non mancano le voci contrarie. Come quella di Moncef Slaoui, capo dell’operazione Warp Speed, con la quale gli Stati Uniti hanno deciso di investire oltre 10 miliardi di dollari, che annuncia: “Mi dimetterei immediatamente se ci fosse indebita interferenza”. Le parole di Slaoui, che ha sulle spalle una lunga esperienza proprio nel campo dello sviluppo dei vaccini, sono una presa di distanza netta dall’ ipotesi di un rilascio anticipato del vaccino e sembra recepire i timori, paventati da molti esperti, anche italiani, di una possibile autorizzazione anticipata alla distribuzione di vaccini che ancora sono in fase di sperimentazione

Inoltre va considerato che le principali case farmaceutiche che stanno sviluppando vaccini potrebbero non chiedere ai governi l’autorizzazione a metterli in commercio senza aver prima completato i test sulla sicurezza, come scrive il Wall Street Journal citando in un esclusiva la bozza di un impegno congiunto che i produttori, tra i quali Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson, GlaxoSmithKline e Sanofi, si appresterebbero a rendere pubblico . Il dibattito è acceso anche in Italia. Da una parte c’è la necessità di avere un vaccino, ma dall’altra c’è il pericolo di affrettare i tempi. ”Non fare la fase tre significa far accedere al mercato un prodotto che può essere pericoloso e che può non creare l’immunità sufficiente: è sbagliato e pericoloso”, spiega il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Speranza

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