Tutti uniti per farsi forza a vicenda dopo il tragico evento e, soprattutto, per cercare giustizia: per questi motivi ottanta studenti della Casa dello Studente dell’Aquila, insieme ai familiari delle giovani vittime del terremoto, hanno aderito al Comitato “Casa dello Studente Parte Civile” promosso dalla zia e dalla sorella di Davide Centofanti, il ragazzo di Vasto morto nel crollo della struttura in seguito al terremoto.
Gli aderenti hanno presentato un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica dell’Aquila che conduce l’inchiesta sulle eventuali responsabilità nei crolli, per denunciare non sono mai stati presi in considerazione gli allarmi sulla stabilità del palazzo lanciati dai giovani che vi abitavano.
Tra questi anche Carmela Tomassetti, la ragazza che era fuggita dalla struttura una settimana prima del sisma e che sarà ascoltata dagli inquirenti. «Ho deciso di aderire per avere giustizia – spiega Marilena Faragasso, studentessa in Scienze Infermieristiche originaria di Agri (Cs) – c’erano tante cose in quella struttura che non andavano e sono state prese alla leggera. Quanto da noi denunciato – ha aggiunto la studentessa – doveva costituire un campanello allarme, ma nessuno ci ha ascoltati». Quella notte Marilena dormiva nella Casa dello Studente e si è salvata scendendo in strada con un gruppo di giovani che si sono aiutati a vicenda.
La Procura indaga. «Dobbiamo vedere se qualche manina, per motivi dolosi o colposi, ha contribuito a cagionare queste morti». A parlare è il procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini, spiegando il perché dell’inchiesta aperta sui crolli avvenuti a causa del terremoto. «Se uno ha sbagliato allora il reato è colposo – ha detto Rossini – ma se uno ha rubato e non ha messo il ferro giusto nel pilastro, allora è doloso». Il procuratore ha confermato che sono stati sequestrati 13 edifici e «pensiamo che ce ne saranno altri da sequestrare. L’inchiesta – ha proseguito Rossini – servirà a stabilire le responsabilità che hanno contribuito a cagionare gli eventi mortali. Si tratta di un’inchiesta aperta perché vogliamo vedere momenti di colpe, o peggio di dolo, di chiunque sia intervenuto nella catena di realizzazioni dei palazzi».
Quanto ai prossimi atti istruttori, il procuratore rimarca: «Lavoriamo in modo scientifico: prima individuiamo dalle perizie eventuali défaillance e le persone che possono essere coinvolte, poi le sentiamo. Non è che possiamo sentirle mentre stiamo ancora raccogliendo le prove». Il lavoro della Procura, dunque, prosegue: «Stiamo raccogliendo materiale e prove documentali e acquisiremo tutte le relazioni di interesse per l’inchiesta».
«Chiunque è inserito come elemento di colpo o di dolo nella catena di causalità che ha portato alla morte di tutte queste persone, sarà considerato ai fini di un futuro procedimento». Il procuratore dell’Aquila ha infine confermato che sono tanti i cittadini ad aver sporto denuncia: «È giusto – ha concluso Rossini – la gente vuole sapere la verità».
Manuel Massimo