Caro affitti, il confronto tra gli studenti e la ministra Bernini: “Basta parole, ora i fatti”

La responsabile dell’Università conferma la sua intenzione di portare avanti il dialogo, e convoca un nuovo incontro con gli studenti l’8 giugno

La protesta degli studenti contro il caro-affitto continua anche dopo l’incontro convocato dal ministro dell’università e la ricerca Anna Maria Bernini. C’erano i rappresentanti delle Regioni, l’Anci, i rettori, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri col suo assessore alla casa Tobia Zevi e gli studenti e le studentesse del Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu). Gli studenti continuano a dire che per affrontare un’emergenza strutturale dopo anni di mancati investimenti e deregulation del mercato immobiliare servono almeno 3 miliardi di euro.

I numeri delle residenze universitarie

I dati vengono fuori dall’analisi sulle residenze universitarie che gli studenti dell’Udu hanno presentato prima del tavolo con Bernini. “Abbiamo scoperto delle cose molto gravi – spiega Simone Agutoli dell’esecutivo nazionale dell’Udu – La ministra Bernini ha detto più volte che con i fondi del Pnrr verranno creati più di ottomila posti letto nuovi ma, a leggere bene il provvedimento, non è così. Quelli realmente creati da zero saranno circa tremila, gli altri saranno quelli non ancora censiti dei privati. Per questo chiediamo che venga fatta chiarezza e che si modifichi il Pnrr introducendo controlli stringenti del pubblico sulla gestione dei fondi dei privati”. In sostanza, dice la ricerca presentata dall’Udu, la gran parte dei 660 milioni prevista dal Pnrr andrà a sostenere il mercato privato imponendo pochissime regole e sperando che i benefici arrivino anche agli studenti. Il fatto che importanti centri universitari non compaiano tra i beneficiari del Piano, per altro, è il segno della mancanza di una regia nazionale sugli interventi.

Bernini: “Senza il privato non riusciremo a fornire i posti letto”

Bernini ha spiegato “la necessità di trovare il maggior numero possibile di immobili disponibili, da qui al 30 giugno 2026”. Rivendicando la scelta di coinvolgere i privati: “Me ne assumo la responsabilità”. Non ha convinto affatto gli studenti: “Finché non vedremo qualcosa di concreto non fermeremo la mobilitazione”, le hanno risposto. L’altro filone di intervento, con cui il governo ha coinvolto gli enti locali è l’avviso pubblicato dal Mur sul censimento degli immobili pubblici da riconvertire a residenze universitarie. Gli studenti vanno dritti per la loro strada, hanno ribadito che “non è troppo tardi per correggere il Pnrr, rimettendo al centro il soggetto pubblico specificando che i posti letto realizzati devono essere veramente nuovi e imponendo una quota minima di posti letto destinati al diritto allo studio. Da qui si arriva alla cifra di 3 miliardi di euro. Con la quale, è la stima, si potrebbero realizzare 30 mila posti letto e riqualificarne 20 mila”. Anche la politica commenta il tema: “Sulle residenze il governo antepone gli interessi privati al diritto allo studio e all’impegno del pubblico nel garantirlo – conferma la deputata del Partito democcratico Rachele Scarpa – La stessa ministra Bernini ieri durante il question time ha detto che è il mercato a creare welfare, dimostrando di non avere alcuna volontà regolatrice”.

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