Bernini: “Stop agli scambi con Israele? Sbagliatissimo”. Protesta di Cambiare Rotta fuori il Senato

La ministra: “Anno recordo per atenei: stanziati 9,4 miliardi di euro. Cresciuti docenti e numero immatricolazioni. Cercato di trasformare l’ubriacatura del Pnrr in spesa strutturale”

Prende le distanze la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, dalla decisione dell’Università di Torino di interrompere la collaborazione con l’Università israeliana Ben Gurion di Be’er Sheva, che include anche la sospensione dei progetti di mobilità per studenti e docenti. “Trovo assolutamente sbagliatissima questa scelta. L’università deve essere un luogo di apertura e inclusione, non di esclusione e chiusura”, ha dichiarato nel corso di un convegno al Senato ‘Per un’università nuova in un’Italia migliore’. Il riferimento è alla mozione degli studenti approvata ieri nell’ateneo torinese per chiedere la sospensione della cooperazione con l’università israeliana per via dei suoi legami con le principali aziende produttrici di armamenti.

“Garantiamo massima libertà di pensiero e siamo favorevoli alla protesta, purché pacifica”, ha affermato la ministra. “Questo è un anno record per gli atenei: abbiamo stanziato 9,4 miliardi di euro, con un aumento di 336 milioni. Abbiamo sbloccato e finanziato i contratti di ricerca e vogliamo fare ancora di più. Il numero di immatricolati e di professori è in crescita. I problemi esistono. Per questo, abbiamo dato più fondi alle università e cercato di trasformare l’ubriacatura finanziaria del Pnrr in una spesa strutturale di investimento”.

La protesta contro Bernini degli studenti di Cambiare Rotta

Intanto fuori da Palazzo Madama gli studenti del collettivo Cambiare Rotta hanno iniziato a manifestare contro la sua riforma dei ricercatori. In segno di protesta, è apparo un asino di cartapesta provocatoriamente associato alla ministra. Gli studenti contestano la riforma della ministra Bernini sui contratti di ricerca. Pur avendo annunciato nei giorni scorsi la possibile sospensione dell’iter della riforma, la ministra non ha ritirato ufficialmente il provvedimento, e questo suscita la sfiducia degli studenti. “Non possiamo credere che l’iter si fermerà davvero. Abbiamo imparato a conoscere la ministra per le sue grandi menzogne“, hanno dichiarato gli studenti in protesta. “Non ci fidiamo delle false promesse”.

“Ci siamo riuniti sotto il Senato perché è in corso un convegno che ha come titolo la costruzione di una nuova università in un’Italia migliore e siamo qui per portare la nostra opposizione a questo modello di unviersità che fa tagli sia agli atenei che alla ricerca. Con la scusa, poi, di avere meno fondi per la non diretta spendibilità di alcuni corsi di studio sul mercato del lavoro. Siamo qui per opporci a questo modello di università fatto di precarizzazione e investimento nella filiera bellica”, afferma Erica, studentessa dall’associazione Cambiare Rotta.

La Russa: “Rischio università diventi spazio di esclusione”

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha espresso preoccupazione, ma in un discorso generale e senza citare direttamente la questione dell’Università di Torino. “C’è un rischio serio: che l’università, invece di essere un luogo di inclusione, diventi uno spazio di esclusione, dove pochi impongono il silenzio agli altri. È un pericolo concreto che abbiamo già visto in passato e che va fermato sul nascere”, ha dichiarato. La Russa ha poi ricordato le tensioni degli anni ‘70, quando l’università, a suo avviso, “divenne un ambiente chiuso”. E ha aggiunto: “Non accadrà nella stessa forma, ma il pericolo esiste. È fondamentale contrastarlo attraverso il confronto e il rispetto delle opinioni diverse, purché espresse con serietà e buona fede”.

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