Avvocata denuncia tre professori per un concorso truccato: “Vittima di un sistema feudale”

Scoppia il caso all’Università di Bologna. La 35enne, con diversi titoli ed esperienze alle spalle, superata in graduatoria da una neolaureata.

Una denuncia in Procura a Bologna per un concorso che, a suo dire, sarebbe stato “truccato” penalizzandola. È quanto ha presentato Stefania Flore (nella foto), 35enne avvocata cagliaritana, esperta di diritto della famiglia e dei minori riguardo al bando dell’Alma Mater per un assegno di ricerca per un progetto, finanziato da fondi Pnrr, dal titolo “I diritti del minore nell’utilizzo di nuove tecnologie”.

Superata da una neolaureata

Secondo quanto denunciato dalla 35enne avvocata, lei (che ha alle spalle un dottorato, un diploma di specializzazione, 19 pubblicazioni scientifiche, quattro incarichi di insegnamento universitario, attività di relazione a convegni, un assegno di ricerca già svolto, docenze a contratto e tutoraggio) sarebbe stata penalizzata a vantaggio di neolaureata con appena uno stage di tre mesi al Parlamento europeo e che – secondo quanto scritto nella denuncia presentata – avrebbe ha fatto la tesi con la presidente della Commissione che aveva il compito di valutare i candidati del concorso.

L’ateneo azzera la procedura

Per questo Flore è andata in Procura e ha denunciato tutti i tre commissari per falso ideologico in atto pubblico dopo aver chiesto a più riprese spiegazioni attraverso anche degli accessi agli atti che, in sintesi, avevano evidenziato delle irregolarità nella valutazione dei suoi titoli e altre irregolarità. L’Università di Bologna a quel punto ha deciso di annullare il procedimento, azzerando il bando e predisponendone uno nuovo che si aprirà nelle prossime settimane. “La Commissione è giunta ad un’integrazione potenzialmente lesiva dell’imparzialità della procedura e risulta difficile ricostruire l’iter logico seguito nell’attribuzione dei punteggi. Per emendare le irregolarità la Facoltà decide di ripetere valutazione titoli e orale ad opera di una nuova Commissione” è stata la decisione dell’ateneo riportata oggi dal Corriere di Bologna che ha raccontato per primo la storia della 35enne.

Lo sfogo su Facebook

Ma la 35enne avvocata non ci sta: per lei il posto da ricercatore per un anno con relativa borsa da quasi 20mila euro le spetta di diritto perché in base a titoli e merito l’unica vincitrice può essere solo lei. “Sembra che la mia carriera universitaria debba concludersi, dopo un dottorato e un assegno di ricerca vinti in maniera onesta, perché non passo più alcun concorso. Sono diventata improvvisamente scema? Non penso – ha scritto la 35enne qualche giorno fa sulla sua pagina Facebook – Dopo un anno di concorsi persi in varie università italiane decido di condividere con voi gli ABUSI che subisce chi vuole far carriera in università in maniera onesta e si rifiuta di subire questi abusi in silenzio. Ho perso dei concorsi che non meritavo di vincere, ma ho anche perso concorsi che meritavo di vincere e che son stati vinti da persone assolutamente meno titolate di me. Facendo accesso agli atti puntualmente scopro che queste persone sono già note al professore, assistenti o collaboratori. Si tratta di un sistema feudale in cui chi ha i meriti per insegnare ma non ha un protettore viene tagliato fuori. Per cambiare questo sistema c’è bisogno di un ATTO POLITICO, c’è bisogno di voi tutti. Voi, che pagate le tasse all’università per i vostri figli pensando che chi fa lezione è lì solo per meriti; voi studenti, che avete diritto all’eccellenza, ma soprattutto a credere che sia possibile migliorare questo mondo”.

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