Aumentano le prove di accesso all’Università e le lauree condivise delle alleanze tra Atenei

Si sentono sempre di più corsi in inglese che affrontano tematiche globali come la lotta al cambiamento climatico o la transizione ecologica. Come ad esempio la Global Environment and development creato con la Statale, Copenaghen e Varsavia

Internazionalizzazione e contaminazione sono le parole d’ordine che caratterizzeranno l’università degli anni a venire. Visto dalla parte dei futuri studenti, aumentano i corsi che richiedono una prova di accesso, sia essa di sbarramento o di verifica delle competenze. Dunque, occorre attrezzarsi prima ancora di aver superato la Maturità, esame a cui le università non guardano più, la selezione se la giocano in casa con i test.

Nuovi corsi

Sempre più lauree in lingua inglese. E corsi progettati insieme ad altri atenei Oltralpe. Parola d’ordine: internazionalizzazione. È la cifra che più caratterizzerà il prossimo anno accademico nella didattica, insieme alla contaminazione tra le discipline. In sintesi: multidisciplinarietà. Se ci si chiede dove sta andando l’università italiana queste sono le direzioni sulle quali più spingono gli atenei già da alcuni anni nel definire la loro offerta formativa, dunque, una loro identità legata alle urgenze del tempo e alla sollecitazione di nuove frontiere, dalla sostenibilità ambientale all’intelligenza artificiale. Visto dalla parte di chi deve iscriversi, aumentano i corsi che richiedono una prova di accesso, sia essa di sbarramento o di verifica delle competenze. Dunque, occorre attrezzarsi prima ancora di aver superato la Maturità, esame a cui le università non guardano più, la selezione se la giocano in casa con i test. Si parte ad aprile, una corsa ad ostacoli. E quest’anno la grande novità è la nuova prova di Medicina.

Identikit dei corsi di laurea nel 2023-24

“Mirare alla qualità della didattica per la formazione dei giovani” è la sintesi di Salvatore Cuzzocrea, rettore di Messina e presidente della Conferenza dei rettori italiani (Crui). Negli ultimi quattro anni in tutti gli atenei sono stati avviati una decina di corsi di laurea nuovi. “C’è la propensione all’internazionalizzazione, ma la sfida è anche quella del legame con il territorio perché le università sono l’unico ascensore sociale in un Paese che ha ancora troppi pochi laureati – continua Cuzzocrea – con una battuta dico: davanti all’ufficio del rettore del politecnico di Milano c’è una multinazionale, davanti al mio a Messina c’è il palazzo di Giustizia”. 

Un’attenzione che ha ben presente la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni pensando, per esempio, alla nuova laurea in Economia dell’innovazione nella sede di Rieti, progettata con l’università della Tuscia, o a Ingegneria meccanica per la transizione verde a Latina. Fanno parte del pacchetto delle nuove lauree, quattro in inglese, che offrirà La Sapienza. E più o meno tutti gli atenei si stanno muovendo in questa direzione.

Alleanze tra università

Gli Atenei, soprattutto del Nord, guardano all’Europa, anche in previsione di perdite di fuorisede dal Sud. Per centrare l’obiettivo della mission del Pnrr l’Europa ha spinto molto sulle alleanze tra università. Allora ecco la nuova laurea magistrale in Human-Centered Artificial Intelligence degli atenei di Pavia, Statale e Bicocca di Milano. O il percorso in Global Environment and development con la Statale, Copenaghen e Varsavia o la triennale in Europen studies proposta da Bologna insieme ad altre università europee. In questi corsi gli studenti frequentano le lezioni e danno esami ogni anno in un ateneo diverso tra quelli che partecipano. Il nuovo corso in Migration Studies and New Societies, per formare figure professionali nella gestione dei flussi migratori, è fatto sempre con la Statale, Praga e Varsavia e prevede la mobilità per un semestre in ciascun ateneo.

“Sempre di più ci mettiamo insieme, cerchiamo non nuovi studenti a tutti i costi, ma un’offerta culturale più variegata” spiega Elio Franzini, rettore della Statale di Milano dove per il 2023-24 partiranno 11 corsi di laurea nuovi tra cui anche la prima laurea professionalizzante (un anno dei tre è in azienda) in Lombardia, avviata con l’università di Parma, in Tecnologie e gestione dell’impresa casearia.

Intercettare nuovi spazi, altro modo per rimanere attrattivi anche per gli studenti internazionali. Ca’ Foscari e la Statale Milano, a fronte della chiusura dei corsi legati alle antichità nelle università inglesi dopo la Brexit, faranno partire la laurea di primo livello in Ancient civilizations for the contemporary world per un approccio comparativo allo studio delle civiltà antiche. “Si va verso l’internazionalizzazione, l’interdisciplinarietà e l’innovazione: è la tendenza del futuro, tutte le università nel mondo si stanno orientando in questo senso” dice la rettrice dell’università di Venezia Tiziana Lippiello. “Occorre contenere la spinta ad aumentare l’offerta formativa – il suo pensiero – per garantire la qualità vanno innovati i corsi nei contenuti e il modo di isnegnare che significa non più solo lezioni ex cathedra ma sempre più insegnamenti laboratoriali per dare ai giovani la possibilità di sviluppate la loro creatività”.

Orientarsi

“Abbiamo un problema sui ragazzi che lasciano o cambiano indirizzo di studi al primo anno” spiega il presidente della Crui Salvatore Cuzzocrea. La percentuale degli abbandoni si è abbassata dal 27 al 10%, “ma è sempre troppo”.  Dopo due anni di pandemia le università si trovano a fare i conti con ragazzi che arrivano al primo anno con preparazioni meno solide e devono affrontare la maggiore fragilità di quelli già iscritti. “Il merito non lo stabilisce un voto, ma il percorso, l’esperienza universitaria nel suo complesso, anche io ho preso dei 22 o ho dovuto ridare un esame: non è un dramma” avverte Cuzzocrea ricordando che sul sostegno psicologico sono stati messi 8 milioni in più. Mentre per l’anno accademico in corso oltre 47 milioni dei fondi del Pnrr sono stati assegnati per l’orientamento nel passaggio tra scuola e università dove ancora c’è molto da fare. L’obiettivo è coinvolgere un milione di studenti da qui al 2025-25 per ridurre gli abbandoni.

In quanto a cosa privilegiare nella scelta, i rettori non hanno dubbi: “Seguite le vostre inclinazioni, i vostri desideri”. Poi conta il mercato del lavoro, che però cambia a ritmi più veloci del tempo di una laurea. Per Lippiello “mettersi lì con il bilancino ad individuare il corso di laurea e l’università migliori non è utile, conta di più partire dalle proprie passioni”. Ne è convinto anche Marco Ferrante, prorettore alla didattica dell’università di Padova, ateneo in fermento passato negli ultimi due anni da 66.200 iscritti a 72.100, con l’11% di immatricolati stranieri, una percentuale di studenti con titolo straniero raddoppiata (dal 4 all’8%) e corsi di laurea cresciuti da 199 a 204 nel 2023-24. “Ormai per strada a Padova si sente parlare inglese”.

Tolc e l’ipotesi test nazionali

Il rettore di Milano Elio Franzini sollecita “una politica comune in Crui sugli accessi ai corsi di laurea”. Quella che ora manca. Prendiamo il caso di Architettura: il numero chiuso è rimasto a livello nazionale, ma ogni ateneo si regola decidendo le date del test di accesso e le scadenze per confermare l’immatricolazione. Col risultato che i ragazzi provano a entrare in più atenei sostenendo test in tempi diversi e spesso, per non perdere il posto, pagano una quota delle tasse per immatricolarsi prima di sapere se magari sono entrati anche in altre università.

Chi intende iscriversi all’università impara in fretta l’acronimo Tolc che sta per Test OnLine Cisia. Si tratta dei test richiesti per entrare nei corsi di laurea a numero programmato a livello locale. Entra chi passa una certa media fissata da ogni singolo ateneo in base ai posti disponibili. Ma sono anche test resi obbligatori, ma non selettivi dalle università per verificare le conoscenze dello studente prima dell’iscrizione e attribuire nel caso “debiti” formativi da recuperare al primo anno di studi.

Il Tolc è composto da quesiti selezionati dal database Cisia, consorzio tra 61 atenei statali. Logica, comprensione di un testo, materie scientifiche (biologia, chimica, matematica, fisica), conoscenza della lingua italiana e competenze acquisite negli studi, ragionamento logico, inglese sono le sezioni di prova dei Tolc a seconda se servono per accedere a lauree umanistiche o scientifiche. Dal 2010 ad oggi i test erogati sono passati da 60mila a 340mila, l’anno scorso hanno coinvolto 225mila studenti. Le prove, preparate da una squadra di 170 docenti (che rimangono anonimi), sono ripetibili.

Il costo è di 30 euro, metà va al Cisia e metà alle università che reinvestono i proventi nel diritto allo studio. Costi molto bassi, ma che per una famiglia aumentano, diventando una mini-tassa occulta per entrare in università, se il figlio partecipa a più test (in media ne svolgono due il 18% dei ragazzi, tre il 2,3%). La percentuale di corsi di studio in Italia che utilizza un Tolc o un altro test Cisia (Architettura e alcune sperimentazioni) è del 60%: 1.200 corsi rispetto ai circa 2000 corsi triennali e a ciclo unico su tutto il panorama nazionale. Di questi 630 li hanno usati per la verifica delle conoscenze, 570 per selezionare all’accesso.

LEGGI ANCHE:

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Nel panino della mensa scolastica c'è un bullone: si dimette presidente di Milano Ristorazione

Next Article

"Punire chi spinge i giovani verso anoressia e bulimia": presentato progetto di legge in Parlamento

Related Posts