Aspettando il 22 dicembre…

Ho venticinque anni ed ho concluso da un anno la laurea magistrale in lingue a Roma. Non preciso l’Università poiché non è mio scopo evidenziare le lacune di un ateneo rispetto ad un altro, ma piuttosto come l’efficacia del nostro sistema universitario si basi essenzialmente sugli “uomini di buona volontà” che formano e supportano noi giovani. Il termine “barone” è diventato una connotazione fissa per i professori ordinari.
Ora, mi piacerebbe spiegare a coloro che utilizzano questo termine con tanta disinvoltura, che per a un barone corrispondono centinaia di docenti che ogni giorno svolgono con impegno e dedizione il loro lavoro, oltrepassando le lungaggine burocratiche e l’inefficienza amministrativa. Non si tratta di lottare contro il potere dei baroni per stabilire la meritocrazia, ma piuttosto di stabilire un criterio  di efficienza e trasparenza che nulla a che vedere (a mio umile avviso) con l’instaurazione dell’abilitazione nazionale, delle chiamate locali, o di un organo super partes che controlli orwellianamente l’operato degli atenei.
Esistono già organi di verifica e di controllo, senza aumentare a dismisura l’elefantiaca macchina burocratica.
Concludo, lanciando un augurio collettivo. che si prosegua a difendere il diritto all’educazione pubblica, senza trasformare un diritto in una forma di aggressione violenta e improduttiva-

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