“Anche i ragazzi che protestano sono democrazia” – la lettera dello scrittore turco a Erdogan

Se la Turchia esplode

Se la Turchia esplode – Nedim Gursel è uno scrittore turco e Direttore di ricerca presso il CNRS. In questi giorni di protesta decisivi per il futuro della Turchia ha deciso di scrivere una lettera aperta al primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Ecco la lettera, apparsa anche sul Corriere della Sera. Abbiamo deciso di proporvela…

Signor Primo Ministro,

Questa è la seconda volta che le rivolgo una lettera aperta. Nella prima lettera alla quale lei non ha risposto facevo riferimento non al processo intentato al mio romanzo “Le figlie di Allah”, accusato di blasfemia, poiché la giustizia deve essere indipendente in una democrazia, bensì alla relazione che la direzione degli affari religiosi, dipendente da lei, aveva disposto per farmi condannare alla detenzione in carcere. Sono stato assolto dopo un anno di procedimento giudiziario, ma il compositore Fazil Say e lo scrittore Nisanyan sono stati recentemente condannati per lo stesso motivo, anche se il reato di blasfemia non esiste in linea di principio in uno stato laico. Oggi mi rivolgo a lei per prendere parte, a modo mio, a questo grande movimento di protesta contro la deriva autoritaria del suo governo.

Signor Primo Ministro, lei sbaglia a ritenere che questo movimento che segna a mio avviso il declino del suo potere sia composto da “alcuni teppisti e rapinatori “, come lei ha dichiarato. Si tratta di una reazione legittima alla sua politica repressiva che vuole imporci uno stile di vita conservatore e musulmano. I giovani, così come la società civile che manifestano non solo a Istanbul, ma anche in una cinquantina di altre città in Turchia, non hanno bisogno di lei per sapere cosa devono mangiare e bere. Lei non può dirmi, come ha fatto, di andarmi a bere il mio bicchiere di raki di nascosto a casa, come se fosse una cosa di cui vergognarsi. Voglio sorseggiare il mio bicchiere di raki in riva al Bosforo, Signor Primo Ministro, dove è situata la nostra casa di famiglia, e se possibile al tramonto. Perché amo la mia città di cui ho spesso parlato nei miei romanzi. Lei non ha il diritto di privarmi di quel piacere, anche se è stato eletto con il cinquanta percento dei voti. Lei non può neppure costruire in Piazza Taksim, uno dei simboli della Repubblica, una caserma ottomana, anche se trasformata in centro commerciale. Perché Istanbul, vede, non è Dubai, e la sua popolazione desidera che i siti storici e l’ambiente siano tutelati.

Signor Primo Ministro, quando i negoziati per l’adesione del nostro Paese all’Unione europea sono cominciati nell’ottobre 2005, lei ha dichiarato che si trattava del “progetto del secolo” per raggiungere, come era stato previsto da Mustafa Kemal Atatürk, fondatore della nostra Repubblica, “il livello della civilizzazione contemporanea”. Oggi lei sembra avere voltato la pagina europea. Perché i valori della democrazia europea non sono mai stato un obiettivo per lei, bensì un mezzo per ostacolare il peso dell’esercito sulla scena politica. Devo riconoscerle che su questo punto ha avuto successo e me ne congratulo. Quanto al suo bilancio sul piano economico, non ho alcuna competenza per darne un giudizio. Per il resto, tuttavia, è un fallimento totale, particolarmente nell’ambito della libertà d’espressione e della laicità che sono la condizione sine qua non di una vera democrazia.

Signor Primo Ministro, lei governa il nostro Paese da più di dieci anni. E’ arrivato il momento di mettere in discussione la sua arroganza, la sua autosufficienza e soprattutto la sua politica autoritaria. Lei sembra confondere “il populismo plebiscitario” con la democrazia, che permette alla minoranza di criticare il potere e di conservare i propri diritti fondamentali. È ora che si prenda un po’ di riposo, perché dopo la sua operazione sta mostrando alcuni segni di affaticamento. Anche se non toglierà il disturbo come mi augurerei, provi almeno a “svincolare” i giovani del nostro paese che lei desiderava, per usare le sue stesse parole,”obbedienti e conservatori”. Oggi constato che così non è avvenuto, e me ne rallegro. Lei ha anche dichiarato, a proposito delle bevande alcoliche, che è meglio mangiare uva piuttosto che bere vino, trascurando di usare questo linguaggio arrogante nel paese di Dioniso. Lei ha anche considerato coloro che bevono vino, fosse anche un solo bicchiere, come degli alcolisti. E allora me ne andrò a bere un bicchiere di vino alla sua salute nei Paesi di Bordeaux e di Borgogna.

(Traduzione di Raffaella Camatel)

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