Accademia di belle arti, come si diventa scenografi? L’intervista a Margherita Palli

Scenografa. Course Advisor Leader del Triennio in Scenografia di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. Curatrice del Dizionario Teatrale, volume sul lessico del Teatro pubblicato da Quodlibet editore per la collana NABA Insights.

L’Italia è il Paese dell’arte e del teatro. Nel poliedrico mondo culturale del Bel Paese ci sono figure che oggi possono spaziare dal web, al digitale, al palco, pur rimanendo all’interno della stessa cornice professionale. Gli scenografi sono tra questi. Che sia allestire una mostra, uno stage di un palco o un set di videomaking o cinema, alla fine è sempre una questione di spazio e spazi. Abbiamo intervistato la nota scenografa internazionale Margherita Palli per raccontarci cosa significa essere scenografi e come ci si diventa.

Secondo lei quali sono le conoscenze e capacità di entrata necessarie per il Corso di Scenografia?

Una volta quando volevi intraprendere la carriera di scenografo dovevi saper disegnare. Oggi il disegno è importante nella testa, bisogna conoscere lo spazio ma si può sopperire a una mancanza di manualità con l’uso dei sistemi di disegno informatici. Quindi una conoscenza basica di questi strumenti è necessaria, benché, poi, in Accademia si studino in modo approfondito. Sono stata una delle prime ad usare il computer per disegnare scenografie in Italia. Ho degli studenti che vengono dal liceo classico e non sapevano disegnare, però, avendo delle idee precise sono comunque riusciti a realizzarle. 

Qual è il percorso di studi che uno studente dovrebbe aspettarsi?

L’eccellenza di NABA sono i suoi docenti, quasi tutti liberi professionisti che svolgono un lavoro fuori dall’Accademia. Quindi il percorso che uno studente fa nel Triennio è con persone che gli possono trasmettere ciò che il mondo del lavoro chiede. Per uno scenografo può essere un allestimento di una vetrina alla Rinascente o fare Shakespeare a teatro, oppure allestire una scenografia all’Eurovision o ad un evento di moda. Il primo anno solitamente serve a capire cosa si vuole fare. Poi nei tre anni, i migliori vengono indirizzati in stage diciamo di prestigio, inoltre in NABA abbiamo una piattaforma che dà la possibilità a tutti gli studenti di fare un tirocinio e capire quale lavoro vogliono intraprendere. 

Qual è stata stata la sua formazione?

Ho studiato scenografia a Milano, poi ho lavorato nelle mostre d’arte. Per un periodo ho lavorato a Parigi, sono tornata e ho iniziato a lavorare per il teatro. Principalmente faccio teatro d’opera ma lavoro anche in quello di prosa e molti altri eventi che riguardano le esposizioni d’arte. Ad esempio ho aiutato Gian Maria Tosatti a realizzare il padiglione alla Biennale di Venezia, sto facendo una mostra a Porquerolles per la Fondazione Carmignac e in contemporanea sto lavorando ad uno spettacolo di Brecht e Weill a Parma. 

 Quali consigli si sente di dare a chi vuole intraprendere questo percorso?

Dico sempre ai miei studenti che, rispetto a tanti anni fa quando ho iniziato io, oggi ci sono molte più opportunità lavorative. Oltre alla televisione, c’è tutto il comparto moda, le convention, il web. Per quest’ultimo oggi, oltre la parte video, ci sono tutta una serie di lavori per la scenografia. Il consiglio che do sempre agli studenti è guardare nei tre anni tutte le possibilità che ci sono all’interno del fare spettacolo: dal far le luci a realizzare delle scenografie. E di essere molto curiosi. Rubare tutte queste esperienze ai loro docenti e poi metterle nella loro vita professionale con la loro visione del mondo. 

Una parola di augurio alle future matricole?

Intanto gli auguro di potersi vedere tutti insieme in un’aula. Perché abbiamo passato due anni strani in cui facevamo lezione solo sul web ed è arrivato il momento di poter apprendere stando a contatto gli uni con gli altri. E di guardare al futuro con serenità. Una vecchia pubblicità del Teatro dell’Elfo diceva “ci siamo da duemila anni”. Fare spettacolo dal vivo, che sia all’Eurovision o alla Scala, non credo che finirà mai.

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