Mentre gli studenti italiani tornano sui banchi di scuola, l’ultima elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia sui dati Eurostat e Istat evidenzia come il tema dell’abbandono scolastico sia maggiormente sentito nel Mezzogiorno e resti un problema che riguarda soprattutto i ragazzi provenienti da famiglie disagiate, nonostante un dato nazionale ormai in calo. “È evidente che nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita; le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto – come la transizione ecologica e quella digitale – non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese”, ha dichiarato l’associazione di Mestre.
I dati sull’abbandono scolastico
La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna, che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3 per cento. Seguono la Sicilia, con il 17,1 per cento, e la Provincia di Bolzano, con il 16,2 per cento. In termini assoluti, invece, il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è della Campania ed è pari a 72mila unità: a seguire ci sono Sicilia, con 62mila unità; Lombardia con 53mila e Puglia con 38mila. A livello europeo il dato italiano, pari a 10,5 per cento, si colloca a pari merito con Cipro al terzo posto tra i peggiori: solo la Spagna, con il 13,7 per cento, e la Germania, con il 12,8 per cento, fanno peggio.
È evidente – spiega la Cgia – che “nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita; le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto – come la transizione ecologica e quella digitale – non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un ITS o una laurea presso un politecnico”.
Offerta formativa
È importante sottolineare – prosegue la Cgia di Mestre – che, talvolta, la “fuga” dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori può essere causata “da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile”. In questo senso la Cgia sottolinea “lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti”.
Sono scuole spesso ubicate in zone periferiche caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale che, grazie allo straordinario lavoro “antidispersivo” svolto, vanno sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione fino adesso. In moltissimi casi sono gli unici presidi di legalità presenti nelle aree in cui insistono, sono avamposti dello Stato che si incuneano in quartieri difficili dove mancano gli spazi di socializzazione per i giovani, il lavoro non c’è e la criminalità dilaga, spiega la Cgia.
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