Professori di morte. All’Università di Padova nasce il primo master sullo studio della morte: “Death Studies & The end of Life for the intervention of support and the accompanying”. Il corso, che si svolgerà dal 15 dicembre 2023 al 19 giugno 2024, si propone di “sviluppare la capacità di affrontare i temi relativi alla morte in tutti i suoi aspetti, prendendo in considerazione le istanze emergenti in campo culturale, sociale e sanitario, con riferimento in particolare a quanto indicato dalle leggi 38/2010 e 219/2017 e alle più attuali discussioni intorno al fine vita”.
Il corso sul fine vita
Con le sue 210 ore previste, si passerà dall’evoluzione culturale e storica del concetto della morte, ai processi psicologici del lutto e la sua elaborazione, fino all’ambizioso tentativo di introdurre una death education come strategia educativa e di prevenzione. “Il master proporrà lo studio della simbologia e delle rappresentazioni inerenti alla morte nel ciclo di vita e nei diversi contesti culturali, di elementi di bioetica, biodiritto e counselling tanatologico”, si legge nella nota dell’Ateneo. Valuterà poi il rapporto tra tanatologia e scienze mediche, psicologiche, filosofiche, sociologiche, antropologiche e storiche. Infine, la presa in carico e la cura del fine vita.
Il master punta a offrire al corsista “una conoscenza del modo in cui la morte traumatica e naturale vengono rappresentate individualmente e socialmente; capacità di progettazione, realizzazione e valutazione di percorsi educativi inerenti all’elaborazione del senso di morte; capacità di gestione delle relazioni d’aiuto con il morente e i suoi familiari in forma individuale e di gruppo; competenza nella conduzione di gruppi di lavoro con medici, psicologi, infermieri, formatori, educatori, assistenti sociali; capacità di riconoscere il bisogno sociale nell’ambito del morire e del lutto all’interno di reparti ospedalieri, strutture territoriali, istituzioni private e nel campo del privato sociale”.
Testoni: “Entrare nel merito dell’impatto della morta sulla vita”
“Il Master entra nel merito delle rappresentazioni della morte e del loro impatto sulla nostra vita – spiega Ines Testoni, direttrice del Master e autrice de “Il grande libro della morte e de “L’ultima nascita” – effetti che subiamo inconsapevolmente in quanto ci mancano le categorie per capire che cosa significhi morire e perché si tratti di un argomento terrorizzante. Oggi in Occidente, viviamo costantemente attratti da tutto ciò che celebra la vita, il successo e il benessere, e fuggiamo da qualsiasi opportunità di riflettere su tali temi. Cosicché quando ci tocca, ed è inevitabile, dover fronteggiare la morte, nostra o di qualcuno che amiamo, ci troviamo del tutto impreparati, dal punto di vista tanto simbolico/culturale quanto psicologico e relazionale, nonché pratico”.
Per Testoni non abbiamo strumenti per fronteggiare la cattiva notizia che ci riguardi in prima persona o che riguardi un caro e quindi non sappiamo stare accanto a chi vive l’esperienza del lutto, che a sua volta viene del tutto scotomizzato dalle dinamiche relazionali intime e sociali. “Lo sconforto per le perdite si trasforma quindi in angoscia – prosegue Testoni – perché, appunto, ciò che temiamo e di cui non sappiamo definire i perimetri è causa di una sofferenza profonda e difficilmente gestibile. Il Master dunque offre le categorie di tipo filosofico, Inter-religioso, psicologico, antropologico, sociologico e medico per capire di che cosa abbiamo paura e per riconoscere soggettivamente quali siano i suoi effetti”.
Il secondo passo del master, continua Testoni, consiste nel capire che cosa crediamo, che significhi morire alle luce di queste competenze e discuterne criticamente. Il terzo passo che il Master garantisce è quello di entrare nel merito delle proprie esperienze di perdita e dare loro senso, grazie a tali riflessioni.
“Infine, ed è forse il passaggio più difficile da fare è capire che non abbiamo proprio niente da temere perché, come mostra in modo inconfutabile Severino, siamo già da sempre salvi in quanto l’eternità (che peraltro non sappiamo pensare e dobbiamo imparare a farlo) è ciò che più autenticamente ci compete“. Il percorso è idoneo a medici, infermieri, psicologi, educatori, insegnanti, assistenti sociali, ma anche artisti e giornalisti.
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