Programmare il rientro a scuola, le lezioni a distanza penalizzano i ragazzi più fragili. Ecco cosa farò

Italian Education Minister Lucia Azzolina during a press conference about Italy’s coronavirus emergency situation at Chigi palace, Rome, 04 March 2020. The government has decided to close schools and universities until mid-March to reduce the risk of contagion of the coronavirus. ANSA/ANGELO CARCONI

Nel ruolo di Dirigente Scolastico di un liceo complesso dal punto di vista numerico, con una popolazione di ben 2000 studenti e oltre 200 tra docenti, amministrativi e personale ausiliario, è da tempo che mi pongo il problema di come organizzare il rientro degli studenti a scuola in sicurezza.

Al pari di tutti i Paesi europei accomunati dalla stessa tragedia, occorre ipotizzare e programmare le modalità di attuazione della didattica in presenza dopo COVID e “a rischio” COVID, perché il problema dei contagi e dei probabili focolai ci accompagnerà ancora a lungo come dicono gli infettivologi e anche individuando il vaccino abbiamo, ormai, acquisito la consapevolezza di non essere esenti, in futuro, da possibili altre pandemie. Occorre, quindi, che noi istituzioni scolastiche impariamo a convivere con i rischi dei contagi da virus elaborando Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) e Piani di emergenza che prevedano idonee misure di messa in sicurezza di studenti e personale. Del resto, tra le mura scolastiche, nulla è affidato al caso, il fattore tempo ha assunto da sempre una rilevanza particolare, tutto viene pianificato e deliberato anzi tempo, ne sono prova i collegi dei docenti di settembre e in itinere, le riunioni dipartimentali, i Consigli di classe, i Consigli di Istituto estesi a tutte le componenti, in cui si programmano le attività che interesseranno, nel corso dell’anno, la vita scolastica dei docenti e degli studenti. Il pianificare significa fare squadra, significa mettere in cantiere strategie di intervento in cui si prevedano diverse variabili, significa lavorare con parallele azioni di informazione e di sensibilizzazione, significa progettare interventi che a breve e a lunga distanza garantiscano il benessere dello studente abbracciando tutti gli ambiti da quello educativo/formativo a quello legato alla promozione della salute fisica e psicologica. E la programmazione delle azioni, degli interventi diventa per noi dirigenti, oggi più che ieri, la migliore arma di prevenzione/contenimento dei possibili contagi.  Perché se è vero che la didattica a distanza, grazie alle azioni di accompagnamento ministeriali e regionali, alle capacità organizzative degli istituti, alla professionalità e allo spirito di adattamento “in situazione” di tanti docenti, ha da subito rappresentato un’efficace azione di accompagnamento psicologico e formativo per gli studenti, se è vero che i pronti stanziamenti ministeriali ci hanno permesso di dotare di pc tantissimi studenti a cui sarebbe stato precluso il diritto allo studio, è parimenti vero che non si possono disconoscere i limiti degli interventi didattici a distanza prolungati nel tempo. L’insegnamento a distanza penalizza gli studenti più fragili, quelli privi di stimoli culturali familiari e sociali. Il docente in presenza segue gli studenti più deboli mettendoseli a fianco e approfondendo magari alcuni aspetti mentre il resto del gruppo fa altro, ne richiama continuamente l’attenzione, passa tra i banchi e controlla se i ragazzi operano correttamente.

Orbene, tutto questo, nonostante le capacità empatiche dei docenti, non può avvenire a distanza: la barriera comunicativa rappresentata dallo schermo impedisce di curare come si dovrebbe chi ha difficoltà, impedisce di seguire accuratamente le dinamiche apprenditive, partecipative e motivazionali del gruppo classe, non permette al docente di “raggiungere” ed intercettare le emozioni dei singoli, di osservare quegli atteggiamenti, quella mimica, quella postura espressione magari di un disagio e che invece in presenza venivano colti dal docente anche in momenti in cui il ragazzo non si sentiva osservato; a distanza dietro lo sguardo dello studente apparentemente indirizzato al monitor si può, piuttosto, nascondere la scaltrezza del ragazzo nel guardare altro (dal cellulare posizionato vicino allo schermo, al post-it delle “formule” attaccato al video stesso). Pertanto, i ragazzi autonomi riescono a seguire facilmente il docente, mentre quelli più fragili in mancanza del rapporto individualizzato hanno più difficoltà.

Perché, oggettivamente, vien difficile personalizzare a distanza la didattica, viene difficile seguire i tanti studenti con bisogni educativi speciali, non è facile applicare a distanza le strategie compensative e dispensative previste nei Piani didattici personalizzati, per non parlare poi di quei ragazzini disabili gravi per cui in presenza si lavorava molto con il tatto, con la manualità…

In tutto questo diventa maggiormente evidente il divario tra centro e periferie perché laddove gli studenti fragili (e non) hanno alle spalle stimoli culturali, genitori, fratelli da cui sono seguiti, supportati, stuzzicati cognitivamente, la mancanza della didattica in presenza influisce meno e, comunque, può non risentirne la preparazione complessiva; laddove invece i ragazzi sono abbandonati al loro destino perché non hanno alle spalle chi li affianchi il pomeriggio supportandoli nello studio, poiché forse in 40 mq convivono con fratelli più piccoli la cui vivacità li distrae durante le lezioni a distanza, si potrebbero determinare, nel tempo,  delle sacche di povertà culturale, dei vuoti conoscitivi difficili da compensare.

Alla luce di ciò, ritengo importante programmare bene e con dovuto anticipo un rientro che a settembre veda gli studenti a scuola, evitando un isolamento culturale deleterio per i ragazzi e controproducente a lungo termine per il Paese, che si nutre proprio della vivacità culturale dei nostri giovani.

Tante le strade percorribili. Ho letto diverse ipotesi in questi giorni tra cui quella di Lucio Ficara (giornalista della testata scolastica specializzata la “Tecnica della scuola”) che prevede i doppi turni in presenza con una riduzione dell’unità oraria. 

Il piano di rientro a scuola su cui sto lavorando con i miei docenti vede lo sviluppo e l’implementazione delle seguenti azioni: 

– Studio delle planimetrie di tutti i locali scolastici: aule, laboratori, auditorium effettuata con l’RLS d’istituto (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza),

– verifica, in rapporto alle composizioni numeriche delle classi, quante aule hanno una capienza tale da permettere il distanziamento di almeno un metro tra studenti; 

. nelle classi si riescano a garantire questi presupposti gli studenti potranno regolarmente frequentare le lezioni tutti i giorni in presenza; 

– nelle classi in cui non è possibile ( che saranno la maggior parte), gli allievi saranno suddivisi in due o più gruppi ( gruppo A e gruppo B.. );

 – I gruppi frequenteranno le lezioni in presenza a giorni alterni: in una giornata tipo del lunedì, mentre il gruppo A frequenterà le lezioni a scuola, il gruppo B seguirà le lezioni da casa collegandosi con la classe a distanza; il martedì i gruppi si intercambieranno  e così via;

 – I docenti effettuerano servizio regolarmente a scuola, utilizzeranno i dispositivi scolastici con cui seguiranno, giornalmente, i propri studenti in presenza e a distanza;

 – per realizzare tutto questo dovrà essere ulteriormente potenziato il collegamenti di rete.

Alla distanza sociale nelle aule, si affiancheranno azioni di messa in sicurezza globale: si inizierà con il contingentare gli accessi in orario di ingresso e di uscita per evitare assembramenti. In rapporto alla popolazione scolastica, si potranno utilizzare più ingressi differenziando i tempi e monitorando le aree negli orari di punta con il supporto magari della Questura o Polizia Municipale o Protezione civile. Durante la mattinata si dovrà prevedere di razionare le uscite degli studenti regolamentando l’utilizzo dei servizi igienici facendo sostare i collaboratori scolastici in più aree per garantire la dovuta vigilanza. E ancora in termini di promozione della salute, si dovranno acquistare distributori a pressione con all’interno liquido igienizzante con cui gli studenti potranno spesso disinfettare le mani. I dispenser dovranno essere collocati in punti diversi dei locali scolastici ed in tutte le aule. Occorrerà, altresì, sanificare spesso gli ambienti dotando il personale tutto di dispositivi di protezione individuale. Altra misura precauzionale potrebbe essere il misurare all’ingresso la temperatura ai ragazzi e al personale grazie al contributo delle virtuose reti territoriali, in questo caso attraverso una convenzione con le farmacie locali anche tramite l’Ordine dei Farmacisti.

 Essenza di tutto l’impianto organizzativo dovrà essere una parallela ed efficace comunicazione, responsabilizzazione e sensibilizzazione di tutte le componenti scolastiche e la promozione di un Patto strategico territoriale  con tutti gli Enti e le Agenzie che ricadono nello stesso tessuto sociale.

Le nuove sfide potranno essere ben gestite solo affrontandole con la giusta determinazione e con la dovuta programmazione. E’ vero che tanto dovremo ancora conoscere di questo nemico invisibile che è il coronavirus, ma quel che è certo è che sappiamo come arginarlo, quali misure precauzionali adottare; oggi, rispetto a ieri, abbiamo dalla nostra un maggiore senso civico che sta dimostrando il Paese e, sono certa, dimostreranno anche i nostri ragazzi.

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