Stop ai corsi solo in inglese al Politecnico: lo ha il Consiglio di Stato, confermando una sentenza già emessa dal Tar nel 2013. E ha bocciato la decisione dell’ateneo di organizzare, solo in lingua inglese, interi corsi di laurea magistrale e dottorati. La decisione dell’ateneo meneghino risale al 2012, quando il Senato accademico aveva votato e approvato una delibera che prevedeva che, dal 2014, gli insegnamenti fossero solo in lingua straniera. Contro questa decisione un gruppo di docenti aveva fatto ricorso al Tar, che nel 2013 aveva dato loro ragione e bocciato la decisione dell’ateneo. Che, a sua volta, si era appellato al Consiglio di stato insieme con il ministero. La decisione di secondo grado dei giudici amministrativi conferma però quanto già stabilito in primo grado dai colleghi.
Il Consiglio di Stato si è mosso sulla linea di quanto già deciso, l’anno scorso, dalla Corte costituzionale: la Suprema Corte si era espressa in merito alla legge Gelmini del 2010, a cui il Politecnico aveva fatto riferimento per introdurre i corsi solo in inglese. La Consulta aveva, in quell’occasione, detto sì alle lezioni in lingua straniera. A patto, però, che a queste si affiancassero anche le lezioni in italiano. Sulla stessa linea, allora, la nuova sentenza del Consiglio di Stato, che di fatto mette la parola fine a un’epopea iniziata ormai quasi sei anni fa.
Ora il Consiglio di Stato ha messo fine alla diatriba bocciando la delibera del Politecnico di Milano: ogni corso deve prevedere un corrispettivo in italiano, salvo singoli e specifici insegnamenti. La proposta del Politecnico non è stata mai applicata fino in fondo, ma l’offerta didattica in italiano è costantemente diminuita tanto che oggi l’istituto milanese ha tutti i corsi di dottorato in inglese e, su 45 indirizzi magistrali, appena 3 solo in italiano e 15 bilingui. L’italiano è rimasto solo per i corsi di laurea triennale. Il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, non ha intenzione di gettare la spugna. “Andremo avanti lo stesso – afferma -. Aspettiamo che il ministero ci dia le linee guida per essere coerenti con le politiche di internazionalizzazione richieste dal Paese e anche con le comunicazioni del Consiglio di Stato”
Esulta l’Accademia della Crusca, che sul sito ha pubblicato la sentenza dei magistrati amministrativi: “”Finalmente, una volta tanto, è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria”, dice il presidente dell’Accademia, Claudio Marazzini. Eppure anche questa scelta dell’università meneghina ha contributo alla scalata dell’ateneo nelle graduatorie d’eccellenza in ambito scientifico, arrivando ad essere la nona università scientifica a livello europeo. Difficile non tenere conto il paradosso che sia un giudice a normare i cambiamenti della società e non organi legislativi autonomi come quelli universitari.
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