Giannini: "Siamo il primo governo ad aumentare lo stipendio dei docenti"

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 RomaTempio di Adriano. Presentazione della XXXV edizione del Meeting di RiminiNella foto Stefania GianniniPhoto Fabio Cimaglia / LaPresse01-07-2014 Roma (Italy)Temple of Hadrian. Presentation of the XXXV edition of the Rimini MeetingIn the photo Stefania Giannini

Proteste dei docenti, aumenti di stipendio, ruolo dei presidi, ma anche il futuro dei Tfa e l’accesso programmato all’Università: risponde a tutto tondo, il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini intervistata, ieri, negli studi de Il Messaggero. 
“Abbiamo 650 mila docenti di ruolo, un buon rapporto insegnanti-alunni, potenziamo questa già imponente squadra del 10% e arriviamo a dare dai 6 agli 8 insegnanti in più per istituto scolastico. È un bel patrimonio”.
Alla rischio che i docenti boicottino, a settembre l’inizio del nuovo anno scolastico, il ministro risponde: “Ma non mi pare che ci siano le premesse. Ho girato l’Italia, ho sentito molte critiche e molti pareri positivi. Come sempre accade, la protesta è sempre organizzata e molto rumorosa, il consenso è individuale e molto silenzioso. Al momento in cui da una carta se pur nobile come quella della Gazzetta Ufficiale si passa a quello delle azioni che questa legge consente, io sono convinta che il primo mondo che reagirà positivamente sarà quello dei docenti”.
Poi, sul problema della retribuzione, bloccata anche per i docenti della scuola, Stefania Giannini spiega: “Questo è un problema che attanaglia tutto il pubblico impiego in Italia. Però noi abbiamo fatto qualcosa in questo senso, al di là dei 200 milioni per la premialità: perché gli insegnanti italiani, tutti, a partire da fine settembre si troveranno circa 45 euro netti in più in busta paga, che vuol dire una contrattazione sindacale ben riuscita, per quello che noi abbiamo chiamato il processo autonomo di formazione – spiega il ministro – Sono 500 euro nette all’anno (la Card degli insegnanti) che vanno nelle tasche di ogni insegnante, quindi è un aumento stipendiale. Questo è il primo governo che aumenta lo stipendio”.
Sul nuovo ruolo dei presidi, uno dei temi caldi della protesta, il Ministro cerca di fare chiarezza: “Presidi, sceriffi, manager, incontrollati e incontrollabili… Questa è una preoccupazione che ho sentito espressa in manifestazioni, aula parlamentare, etc. ma è una condizione che non si verificherà. Anzitutto perché c’è la valutazione dei dirigenti scolastici – continua il ministro – Badi, la legge che ha trasformato i presidi in dirigenti scolastici (del 1997) prevede la valutazione, ma non è mai stata applicata perché la scuola italiana non è basata su un sistema di valutazione e di verifica della qualità; c’è solo l’Invalsi che è un capitolo molto specifico – spiega la Giannini – Noi inseriamo un sistema di valutazione che vede il preside come elemento sia attivo che passivo. Nel nostro paese non è facile responsabilizzare chi ha posizione, stipendio e ruolo per prendersi responsabilità, decisioni e rendere queste decisioni trasparenti. Nel pubblico impiego, in Italia, si preferisce essere opachi invece che trasparenti – continua il ministro – Dobbiamo inserire la cultura dell’essere bravi, che vuol dire rispondere delle scelte che si prendono”.
Capitolo abilitazioni: la domanda di una lettrice che chiede quando uscirà il prossimo bando Tfa e che ciclicità avranno fino a che non entreranno in vigore le lauree abilitanti, dà al ministro l’opportunità per chiarire la posizione del governo su questo punto: “Il prossimo ciclo, il terzo, uscirà entro la fine di quest’anno e verosimilmente ce ne sarà almeno un altro, perché il passaggio da questo regime che prevede un concorso e quello che prevede le lauree abilitanti richiederà un tempo di almeno tre anni – spiega Giannini – Ricordo però che il Tfa non è vincere un concorso per essere assunti. Qualcuno ha raccontato questo… Mi dispiace, ha creato un’illusione assolutamente infondata. Il Tfa è un titolo di abilitazione. Lo Stato deve garantire concorsi regolari. Noi quest’anno faremo un concorso per circa 60 mila posti per una platea di circa 180 mila candidati. Uno su tre avrà l’opportunità di andare in ruolo a partire da settembre 2016 (il precedente concorso, quello del 2012, a 12 anni da quello del 2000, metteva a disposizione 12 mila posti per 100 mila candidati)”.
Infine l’Università, il nodo dell’accesso programmato e quello delle borse di specializzazione. Una giovane dottoressa chiede per quale ragione il numero di accessi programmati alle facoltà di Medicina non viene programmato anche in funzione del numero delle borse di specializzazione effettivamente a disposizione, così da evitare quell’imbuto che si crea al termine degli studi? “Sono totalmente d’accordo – ammette il ministro – Do due numeri: lo scorso anno c’erano 3.300 borse di specializzazione a fronte di potenziali 12 mila candidati, abbiamo fatto un grande sforzo e siamo arrivati a 4.500, ancora pochi; quest’anno saranno 6.500 a fronte di 12 mila candidati, significa che uno su due avrà la borsa. Ci vogliono risorse e la determinazione di un ministro che combatta anche all’interno del governo perché, per fare un esempio, non puoi dare la patente a 100 mila persone e poi dare la macchina a 50 mila”.
 

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3 comments
  1. Ah ah ah ah, e ancora ah! (Chiatta risata)
    Quando non sarà più ministra, speriamo presto o anche prima, potrebbe considerare l’idea della carriera comica. Le battute ironiche le sa fare.

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