Concorsi pubblici, cambia tutto: "Peserà anche l'Ateneo di provenienza"

La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato ieri un emendamento al Ddl sulla Pubblica Amministrazione presentato dall’On. Marco Meloni e modificato dal Governo, che vuole “superare” il voto di laurea come requisito minimo per l’accesso ai concorsi pubblici, dando maggior peso al voto medio per classi omogenee e all’ateneo di provenienza che ha rilasciato il titolo di studio. Questo emendamento, inserito in una delega del suddetto DDL, dovrà essere tramutato in Decreto Legislativo dal Governo.

L’emendamento approvato è allucinante– dichiara al Corriere dell’Università Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di LINK Coordinamento Universitario- infatti si crea una disparità nella partecipazione ai concorsi pubblici tra gli studenti in base al loro ateneo di provenienza, incentivando il meccanismo di competizione tra gli stessi, secondo alcuni commentatori, utilizzando le contestate classifiche dell’ANVUR”

“La norma approvata oggi è una variante dell’abolizione del valore legale del titolo di studio poiché la funzione di garanzia costituita dallo Stato, che permette a tutti indipendentemente dalle disponibilità economiche di conseguire un titolo di studio, si vedrà, magari, sostituita dalle classifiche degli atenei costruite dall’Anvur, che deciderà sul valore delle nostre lauree. E’ un assurdo processo –  continua Campailla- di ulteriore burocratizzazione e gerarchizzazione del nostro sistema universitario. Questa norma classista rappresenta un ulteriore attacco agli studenti e a quegli atenei, soprattutto del sud, già oggi fortemente penalizzati per via delle scarsissime risorse che ricevono dal Fondo di Finanziamento Ordinario.”

“Anche l’idea di pesare il voto di laurea sulla media del proprio corso significa non considerare le conoscenze e le competenze reali della persona inserendo un meccanismo di competizione sfrenata tra studenti e disincentivando ogni collaborazione nel percorso universitario già pesantemente individualizzato” – continuano gli studenti di Link.

“Inserire una norma di questo tipo, come emendamento al DDL sulla PA, senza alcun confronto con il sistema universitario e con le rappresentanze coinvolte è l’ennesimo atto antidemocratico di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene. Questa norma è un pasticcio legislativo, l’emblema di un’incompetenza guidata da ideologia, che però fa emergere quali sono le intenzioni profondamente liberiste  di questo governo in materia di Università. Se questo vuol essere un antipasto alla Buona Università– conclude Campailla di LINK- lo diciamo da subito: non siamo disposti a discutere e saremo pronti a mobilitarci per bloccare queste follie a partire dall’iter sul DDL sulla PA!”.

Dichiara Gianluca Scuccimarra: “L’introduzione di questa previsione normativa è gravissima, perché determinerà per la prima volta una differenziazione dei titoli di laurea tra le diverse università pubbliche. Una divisione che spingerà gli studenti a scegliere l’ateneo anche in base al maggiore o minore valore attribuito in sede concorsuale, ai titoli rilasciati dall’ateneo stesso. Si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano. Ma come si determineranno i diversi valori? Ad oggi la strada più probabile è che si prendano in considerazione i parametri dell’ANVUR, già utilizzati per la quota premiale del finanziamento degli atenei; ma questi indicatori, oltre ad essere basati per oltre l’80% sulla valutazione di attività di ricerca, dunque completamenti scollegati dalla didattica degli studenti, sono anche fortemente contestati rispetto all’effettiva capacità di “misurare” la qualità. Anche a prescindere dai criteri che eventualmente saranno adottati, basati sugli atenei nel complesso o sui singoli corsi di studio, questo meccanismo spingerà ulteriormente il sistema universitario verso una divisione netta tra atenei di serie A ed atenei di serie B, è inaccettabile.”
“La priorità delle nostre politiche universitarie è diventata ormai fare classifiche, selezionare e dividere, nascondendosi dietro un ideologia distorta di merito e valutazione, mentre nessuno sembra preoccuparsi del fatto che l’Italia ha uno dei peggiori sistemi di diritto allo studio d’Europa e fortissime disparità territoriali nelle opportunità di mobilità e di accesso all’istruzione – commenta Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’UDU. Diversificare il valore dei titoli non riconoscerà il “merito” di chi studia in atenei considerati eccellenti, ma finirebbe solo per aumentare la disuguaglianza di opportunità per gli studenti, soprattutto per i meno abbienti, che non possono certo scegliere dove andare a studiare. Siamo stufi che si prendano decisioni sulla pelle degli studenti, da parte di una politica completamente scollegata dalle condizioni reali del sistema universitario e degli studenti stessi, ma non accetteremo questo nuovo attacco, l’iter di approvazione della riforma non è ancora concluso e ci batteremo già da oggi per lo stralcio di questa misura dal disegno di legge”.

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