La riforma della scuola rischia di essere rimandata di un anno. Proprio come uno studente andato male, il DDL presentato dalla coppia Giannini-Renzi potrebbe dover “ripetere l’anno” e ricominciare il suo iter in aula (parlamentare) a partire dal prossimo settembre. Questa l’indiscrezione che trapela da alcune fonti molto vicine al premier Renzi e riportate oggi dal quotidiano La Stampa.
A mancare sono i tempi tecnici per la messa in opera di una riforma simile: era stato lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, infatti, a sottolineare come il DDL avrebbe dovuto diventare legge entro la fine di giugno per permettere agli uffici di far partire la macchina organizzativa dell’assunzione in ruolo di 100 mila insegnanti.
A fare i conti è facile capire che La Buona Scuola ha tempi strettissimi: l’ultimo rinvio, lo scorso lunedì in Commissione Affari Costituzionali del Senato, farà sì che le votazioni cominceranno solo dal 15 giugno. Il testo sarà poi al vaglio dei senatori ed è inevitabile che subirà modifiche, per la ratifica delle quali bisognerà nuovamente tornare alla discussione alla Camera, dove le opposizioni hanno già annunciato battaglia.
La maggioranza avrà il suo da fare per riuscire a chiedere l’intera riforma entro la deadline del 30 giugno, e non è detto che l’impresa riuscirà. In quest’ottica potrebbero essere viste le dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, nell’ultima direzione Pd, aveva invitato i membri del suo partito a prendersi un periodo di un paio di settimane in cui riflettere seriamente sulle proposte da fare per migliorare il DDL sulla scuola.
Uno scenario che aprirebbe nuove prospettive: messa da parte la riforma nel suo complesso, il governo potrebbe decidere di ascoltare la richiesta delle opposizioni e svincolare il piano d’assunzioni dei precari per farne un decreto ad hoc. “Noi la riforma la facciamo per i ragazzi, assumiamo i docenti perché servono alle scuole”, aveva detto Renzi ai membri del Pd, solo un paio di giorni fa. Se i tempi dovessero essere insufficienti per una riforma così fortemente osteggiata, sono migliaia (almeno quei 100 mila cui andrà la cattedra) gli insegnanti che sperano il premier mantenga fermo almeno questo proposito.
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