Gli crollò addosso il tetto della scuola; ora è un campione alle Paralimpiadi: la grande storia di Andrea Macrì

andrea macrì

Andrea Macrì – Rinascere da una tragedia, avere forza e coraggio per ripartire e trovare, alla fine di un lungo percorso, anche la soddisfazione e il riconoscimento della gente. C’è questo e molto altro nella storia che Andrea Macrì ha da raccontare. Nel 2008, ad appena 17 anni, rimane vittima di un incidente: il tetto del liceo Darwin, a Rivoli, vicino Torino, crolla; il suo compagno di banco, Vito Scafidi, perde la vita sotto quei calcinacci, mentre lui, Andrea, riporta gravi lesioni alla schiena e rimane paraplegico.

Quella che sembrerebbe l’ennesima storia di una vita spezzata prende una svolta diversa grazie alla determinazione di Andrea che, fin dai primi giorni della riabilitazione, ha provato a costruirsi un futuro migliore: entra subito in contatto con il mondo dello sport per disabili. Prova un po’ di tutto: dal basket in carrozzina alla scherma, fino a scoprire la passione per lo Sledge Hockey.

Entra nelle Lame Rotanti Torino, il primo club per disabili in Italia, nato nel 2010, si allena, suda e si impegna, fino ad arrivare alle Paralimpiadi di Londra 2012, dove gli azzurri dello Sledge si distinguono per intensità e dedizione, pur senza ottenere la sospirata medaglia.

Oggi Andrea è uno delle punte di diamante della nazionale impegnata nelle Paralimpiadi invernali di Sochi. Ed è stato proprio lui ad aprire le marcature degli azzurri, segnando contro la Corea e lanciando la corsa dei nostri nel Girone B. Un gol con dedica, doverosa e commovente: “E’ per Vito – ha commentato Andrea Macrì ai microfoni di Rai Sport – Qualunque cosa mi succeda è cominciata quel giorno che l’ha portato via. Si merita sorrisi, gioia e anche qualche bel gol”.

Passione ed entusiasmo che non mancano mai, così come la voglia di competere: “Sul ghiaccio ho trovato giocatori con problemi anche più grossi dei miei – Continua Andrea – lottare come ossessi e uscire comunque vincitori. Ecco perché lo Sledge mi intriga: ci vogliono determinazione e fisicità, quelle che solitamente nelle persone in condizioni come la nostra non si trovano”.

Non c’è spazio per i rimpianti nella filosofia di vita di questo campione, dentro e fuori dalla pista: “Sono felicissimo per me, ancora di più per la squadra – commentava Andrea dopo la vittoria in rimonta sulla Corea – So che tante cose potevano andare diversamente nella vita. a ora sono qui e voglio godermela fino alla fine. Certo, guardando indietro immagino la vita come avrebbe potuto essere senza l’incidente, ma non serve a niente. Ora sono qui e sto vivendo un sogno, perché partecipare alle Paralimpiadi è il sogno di moltissimi atleti”.

Progetti per il futuro? Per ora la mente di Andrea e compagni è tutta rivolta al passaggio del turno in terra di Russia. Obiettivo minimo: il podio. Poi sarà la volta dello studio: Andrea Macrì, infatti, ha deciso di iscriversi all’Università, al corso di studi in Scienze della Comunicazione così da diventare un manager sportivo capace di organizzare e promuovere grandi eventi di sport. In estate, infine, arriveranno gli impegni con la scherma: oltre che nazionale di Sledge Ice Hockey, infatti, Andrea è entrato a far parte anche della selezione italiana per gli schermidori.

Va forte Andrea, sulla pista e nella vita; più forte delle fatalità e delle difficoltà: per questo noi tutti sentiamo di voler fare il tifo per lui e per tutti i ragazzi, in primis quelli impegnati nelle Paralimpiadi di Sochi, che, come Andrea, hanno scelto di riprendersi il futuro.

 

 

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