Ad avere la peggio sono stati quelli di Forza Nuova, con due esponenti del gruppo di estrema destra destinati a rimanere agli arresti domiciliari fino al 2 luglio, giorno del nuovo processo. La stessa sorte però è toccata anche a uno studente di sinistra.
Martin Avaro, Gabriele Acerra (forzanovisti) ed Emiliano Marini, questi i nomi dei ‘condannati’. Diversa invece, la sorte che è toccata a Giuseppe Mercuri, del Collettivo, Andrea Fiorucci e Federico Ranalli di FN. Tutti rimessi in libertà. Tutti e sei però sono accusati di rissa aggravata dalle lesioni e rischiano da tre mesi a cinque anni di reclusione.
Questa mattina si sono ritrovati tutti a piazzale Clodio, dove si è svolto il processo per direttissima. Al presidio hanno partecipato circa 200 persone, per lo più studenti dei collettivi che non credono a quello che sta succedendo: “Stiamo vivendo una vera e propria emergenza democratica”, sono le prime parole che pronuncia Stefano Z., 25 anni, della Rete per l’autoformazione di Scienze Politiche. È sconvolto perché davanti al giudice sono finiti anche due suoi compagni, Giuseppe, 20 anni, e Emiliano, 25, studenti della sua stessa facoltà. “Loro si stavano difendendo da un’aggressione violenta, sono stati colpiti e sono corsi in ospedale. Lì sono stati arrestati e hanno passato la notte in Questura a via Genova, non è giusto”.
Ieri lui c’era e la sua versione dei fatti corrisponde più o meno a quello che si legge sui quotidiani di questa mattina. “Nella notte tra lunedì e martedì, dopo la revoca del permesso per l’incontro in programma giovedì sulle foibe – spiega Stefano – un gruppo di 40 persone, armate di bastoni e coltelli, ha riempito la zona universitaria con le loro locandine di protesta. La mattina successiva quindi siamo usciti per fare controattachinaggio e staccare i loro manifesti. Ad un certo punto su via Cesare De Lollis sono arrivate 2 auto, una si è messa di traverso per fermare il traffico, dall’altra invece sono scesi 5 ragazzi, tutti – tranne uno – sui trent’anni, che non hanno nulla a che fare con l’università, armati di bastoni, coltelli e cinte e ci hanno aggrediti. A quel punto – continua lo studente – è stata legittima difesa. Quando di mezzo ci sono gruppi violenti come quello di ieri, che è una forza eversiva e neofascista, si può rischiare anche la vita. Quindi abbiamo iniziato a difenderci, chi è stato ferito è andata in ospedale e il risultato è stato che al Policlinico Giuseppe ed Emiliano sono stati arrestati anche se si sono solo difesi”.
È un fiume in piena Stefano, in ansia per gli amici e con l’adrenalina a mille per tutto quello che c’è da fare. “Nel pomeriggio ci incontriamo tutti a Lettere. Deve essere chiaro che l’Università ripudia il fascismo, è scritto anche nella Costituzione, non è una nostro capriccio. Non intendiamo entrare nel merito degli eventi storici come le foibe, che sono esistite e che ognuno con la propria coscienza può giudicare. Ma il neonazismo non può avere nulla a che fare con il luogo del sapere per eccellenza. Anche il prorettore Frati ci dà ragione, come il preside di Scienze Umanistiche Antonelli, solo il preside di Lettere Pescosolido non riesce a capire le nostre ragioni e ne chiediamo le dimissioni”.
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